Un giorno un angiolo disse:
- Basta, voglio scendere in terra.
Gli fu dato un carro trainato da due cavalli e gli fu detto:
- Bada che un cavallo tira in basso e l'altro in alto: dovrai stare accorto. Buon viaggio!
L'angiolo salì sul carro e partì.
L'uno dei due cavalli era nero come la notte, era grande, robusto, possente, la criniera e la coda erano lunghe e imbrigliavano il vento, gli occhi brillavano come stelle, e quando nitriva gli uscivano fiamme dalle froge; scalpitava tutto il tempo e galoppando i suoi zoccoli levavano un fragore che rimbombava come un tuono per tutto il cielo; era bello e pericoloso, amava la terra e le corse sfrenate.
L'altro cavallo era bianco come il sole a mezzodì, che non si poteva guardarlo tanto abbagliava, era sottile e leggero come una brezza di primavera, gli occhi erano luci nella luce, la sua voce cantava sognante, era così leggero che non riusciva a toccar terra, e gli zoccoli scalavano l'aria verso altezze insostenibili; era meraviglioso ed etereo, amava il cielo e volare più su.
L'angiolo prese le briglie e disse ai cavalli:
- Andiamo!
Poiché voleva scendere sulla terra tenne strette le briglie del cavallo bianco e lasciò morbide quelle del cavallo nero.
Giù a capofitto si lanciò il cavallo nero, in un galoppo sfrenato che pareva la folgore in un turbine di nuvole tonanti.
L'angiolo sentì un'ebbrezza e un'eccitazione mai provate prima: il mondo s'avvicinava ad una velocità inconcepibile.
Ma quando giunse a terra il cavallo nero non si arrestò, continuò a galoppare di qua e di là, cercando vie sempre più basse, sempre più giù, giù nella terra, nelle viscere dei monti e sempre più giù, non si fermava più.
Allora l'angiolo ebbe paura e prese le briglie del cavallo nero, le tirò forte, con tutte e due le mani, e lasciò andare quelle del cavallo bianco.
Appena il cavallo bianco si sentì libero, subito in uno slancio di gioia trovò la via per tornare in superficie; ma fu un istante che i suoi zoccoli toccarono terra, perché subito trovarono appoggio nell'aria e presero a scalare il cielo, e si sentiva fresco e leggero come un uccellino e il cielo lo chiamava sempre più su, sempre di più, in un anelito amoroso e trasognato.
Occorsero molto tempo e molta pazienza a quell’angiolo per imparare a muoversi sulla terra, col suo carro e i suoi due cavalli!